Incontro – Maria Luisa Spaziani

Col cuore palpitante nel mio vestito blu, in via Cola di Rienzo, controllo il numero civico, il citofono. Mio padre si alza dalla panchina su cui abbiamo aspettato insieme dieci minuti che si facesse l’ora giusta, per non arrivare troppo tardi, troppo presto. Ha la voce delle fumatrici che avevo già ascoltato a Parma, il pomeriggio che le avevo chiesto se avessi potuto intervistarla a telefono e lei aveva risposto con l’invito: venga a trovarmi a Roma, a casa.

“Oh, cara, salga all’ultimo piano, prego”. Sull’uscio, mentre aspetto che apra la porta, la gioia trepidante di incontrarla si mischia all’affanno dei gradini saliti in fretta per diffidenza dell’ascensore ancora a gabbia, in questo palazzo di non so più quale secolo.

Ricordo che c’erano libri ovunque, impilati per terra, posati sul tavolino, infilate in orizzontale e verticale le edizioni Meridiani facevano a gomito nella loro vetrina. “Col fatto che sono la Volpe, me le regalano sempre!” lo sottolinea perché segue la diagonale del mio sguardo, a destra del bel ritratto di Spagnola che le fece Picasso, sull’ultimo ripiano, morbide tra i libri, ci sono delle volpi di peluches.

Ricordo anche la gentilezza, la pelle fragile e sottile delle mani nella stretta del saluto, il sapore del cioccolatino che mi offre: “ne prenda pure uno anche per il viaggio!”. Il suo bisticcio con il cordless, i messaggi che le intasavano la segreteria.

Di tutte le volte che le ho parlato o l’ho incontrata ho fatto caso soprattutto alla donna, alla persona che era dietro il poeta. Un anno di studi per la tesi mi hanno dato l’impressione che tra articoli e interviste e opere il più fosse stato detto. A me interessava risentire quelle cose per vedere come le dicesse: il gesto della mano nell’alzare il bicchiere di tè freddo, nel posare la cenere del fumo; o quel darsi pena dell’aspetto, del vestito, entrando a Palazzo Cusani, nel 2012, in Giugno.

Comunque le ho anche parlato della tesi, del filo rosso di fondo. Mi guarda sorridendo, annuisce. La soddisfazione di avere intuito giusto. Sa, signora Spaziani, leggere i suoi versi, per me, è stato come innamorarsi, come sentire dalla pancia una corrispondenza; come se la mia idea di poesia palpitasse esattamente dentro la sua lirica. È stato un riconoscimento.

Era Dicembre, giorno dell’Immacolata, faceva anche piuttosto freddo, sull’autostrada del ritorno verso Milano, quella sera avrebbe nevicato.

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