Cari lettori del mio blog,
la storia di un sogno comincia molto prima del giorno in cui si avvera. Comincia da un intravisto, da un baluginare che accade e accende una luce dentro. Assomiglia alla messa a fuoco lenta d’una pupilla che si contrae e cerca meglio una forma. Significa dire sì e promettere qualcosa, vedere meglio, da vicino.
Così, oggi, avere in mano questo libro giallo, dire che è mio, fissarlo nei tredici chili che occupano le copie in questo scatolone sul marmo, significa avere dato contorno a una luce, avere dato corpo e nome a quell’idea. Toccarla! Essere piena di gioia.
Ho pubblicato il mio libro di poesie, A piene mani (La Vita Felice, 2016).
A. Serrao, A piene mani (La Vita Felice, 2016)
Adesso queste poesie diventano farfalle. Non sono più solo quelle che ho scritto, diventano qualcosa d’altro, monumentum oraziano in cui ciascuno può scorgere il segno della mia esperienza umana, ma soprattutto attingervi (spero – nelle intenzioni – ) l’agnizione di un’esperienza umana più ampia e riconoscersi.
Io guardo questo libro dalle sue viscere, dalle sue fondamenta, fino alla sua coda di pavone, alla carta liscia in superficie. E ci vedo le bozze, le virgole e il labor limae, a volte faticoso, di distaccarsi da una parola affezionata e superflua. I tagli risoluti e improvvisi, le righe tirate su senza pietà. A volte ci vedo le poesie: le altre; quelle che non ho voluto mettere, che sono entrate e uscite, che hanno cambiato posto e si sono dileguate, che non servivano. Come i versi di una poesia che le precede tutte, le battezza e non compare. Ci vedo la luna incompleta e la silhouette scura dei tetti tornando a casa, perché molte poesie sono nate camminando; alcune hanno il suono cupo della risacca, l’odore salino del mare, altre hanno il male cavo del lutto, le guglie aguzze del Duomo. Molte hanno l’aspettativa della spalla nel presagio dell’abbraccio, altre sono sazie e lo ammettono.
Le più lontane nel tempo sono poesie del 2008, le più prossime del 2015. Dentro, ci sono anni di lavoro e molte facce, amici e posti, e cose andate perse che ho voluto tirare in salvo qui. Qualcuno a cui dare del tu. Che forse si riconosce in questa promessa mantenuta o forse ha solo il volto prezioso di una beatrice.
In ogni caso, quando le leggo penso al gesto del dare, dopo avere preso, e penso anche a quel verso di Antonia Pozzi: “Guardami: sono nuda.”
Alice Serrao
congratulazioni Alice, è un privilegio averti consciuta
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Grazie di cuore! ☺️😊😊
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Apri le “mani piene” dei tuoi versi e lascia che volino! Complimenti e capisco la tua orgogliosa condivisione…felice per te! 🙂
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Grazie!Spero davvero che i miei versi sappiano arrivare a chi li legge… 😊
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Quello che ho già letto in rete è di altissimo livello e ho avuto modo di dirtelo…non mollare!
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Grazie!! 😉😊😊😍
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ho avuto modo di motivartelo in più occasioni…buon lavoro, Alice.
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