COVID-19 e POeSiA

21 Marzo 2020 – Giornata Mondiale della Poesia

Alle ore 21.00 di questa sera avrei dovuto leggere alla Filanda, a Cornaredo insieme ad alcuni amici poeti, invece questo primo giorno di primavera accade durante la quarantena. Pandemia hanno dichiarato. E ormai questa che si conclude è la quarta settimana di isolamento in casa. Allora, condivido con voi questa mia poesia che desidera raccontare la realtà che stiamo vivendo.

COVID-POeSiA

La primavera fa ironia sui gerani:
ape pelosa ronza il polline
a una città deserta. Mi commuovono
gli abiti invenduti sulle grucce: fanno
vetrina di una stagione persa e precedente,
senza scali agli aeroporti, terminali
sono soprattutto i vivi che portano
respiro accorciato nei passi virali
e alcol senza festa versato sulle superfici.

I ragazzi sono appesi alle conversazioni
digitali e non purpurei: è distante
la lingua trafugata ai corridoi
dopo le rime baci di italiano e gli abbracci
divieto come una poesia di Prevert.

Non sono certa dei decolli vacanze
cuore leggero
che ci sia qui abbastanza posto per tutti
i vivi. Nella pandemia aggettivo d’un dio
con lo zufolo canta azzurro
sui balconi: un’umanità istantanea.

Prof, perché qui nessuno si erige “io sono
Antigone” se non si possono seppellire i morti?

liberi tutti si perde per decreto
il diritto di stringersi. Anche Tisbe:
amava una voce al di là del muro

da cui cantano gli ubriachi del Naviglio;
e non possiamo fare il conto della sete, siamo
riarsi, siamo a un metro di distanza
dalla vita, in coda ai supermercati.

Prof, ma il trimetro giambico? Non ho capito.
-da Bergamo le bare illacrimate nei blindati-
questa classe, corpi invisibili, nei microfoni
chiede senso assoluto agli ablativi; e io devo
puntare la sveglia per rispondere.

(Rho,18.03.2020)
Alice Serrao

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