di Alice Serrao

Nella molteplicità delle esperienze e degli incontri che facciamo nel corso della nostra vita, alcuni momenti e alcune persone risultano decisivi per il nostro cammino, per le nostre scelte e per la formazione di chi diventeremo. La Maestra Paola, a cui questa Biblioteca è dedicata, è proprio una di quelle persone.
Nella mia vita, infatti, posso dire di aver risposto e di stare rispondendo a due vocazioni: insegnare e scrivere poesia. La prima è il mestiere che mi sono scelta e per cui ho speso tempo e impegno fino a riuscire nella realizzazione del mio desiderio; la seconda, invece, non l’ho scelta: la poesia è venuta lei a cercarmi, come direbbe Neruda, a toccarmi la spalla come un destino.
La Maestra Paola ha saputo insegnarmi la bellezza della lingua italiana, lo splendore di una nomenclatura grammaticale, la sensibilità dei suoni e dei significati dentro le parole. Ha saputo anche leggermi le poesie di Pascoli, iniziandomi all’ascolto della parola poetica, creando la circostanza per far affiorare una predisposizione che già mi apparteneva. Per questo, durante l’inaugurazione, ho voluto ricordarla con parole che, nella loro commozione, desideravano riportare alla memoria le sue peculiarità, i suoi gesti, raccontare la persona che è stata. In queste circostanze la lingua di Dante fa esperienza dell’ineffabilità, della difficoltà di dire.
In conclusione al mio intervento ho voluto leggere un estratto da due diversi libri che ho poi lasciato in dono alla neo nata biblioteca. La prima lettura è un breve passo tratto dal libro “La gabbianella e il gatto che le insegnò a volare” di L. Sepulveda. Ho cercato un’edizione anastatica dell’originale edito da Salani anni fa: la stessa edizione che nel ’96 mi era stata regalata proprio da Paola e in cui è contenuta la pagina della decisione del gatto Zorba di incontrare il Poeta. La pagina che anni dopo ho scelto per anima di questo blog. La seconda lettura, invece, è una poesia di “Linea di cattedra”, il libro che nel 2021 ho pubblicato per Samuele editore. Un testo in cui l’ingresso di un’ape in una classe diventa metafora dello scompiglio che gli imprevisti gettano nella nostra vita. Leggere, da insegnante e da ex alunna, una mia poesia, nella mia scuola elementare, dove altre poesie sono state lette a me da altri insegnanti, assume il valore profondo di una restituzione circolare, la gratuità di dare ad altri un dono avuto in custodia molto prima.
La Biblioteca diventa, così, il luogo simbolo di una luminosa eredità da custodire e conservare, ma non come patrimonio immobile, bensì come memoria vivace da condividere e far circolare.
Nella formazione di chi siamo, alcuni eventi, alcuni luoghi e alcune persone sono fondamentali, anzi, direi provvidenziali. E se poeta è chi preserva all’infinito la propria infanzia, non posso che mostrare gratitudine per la scuola che avvera la bambina che sono stata.




