Nota di Rita Pacilio

Ieri sera ho letto con emozione la nota di Rita Pacilio sulla mia raccolta di poesie; la condivido con voi e ringrazio sinceramente l’autrice.

“A piene mani” di Alice Serrao. La poesia bruciante della rinascita 

di Rita Pacilio

La poesia di Alice Serrao è bruciante e tenera e in ogni verso della raccolta dal titolo A piene mani, edita La Vita Felice, 2016, la delicatezza sorregge un contenuto pluri-allegorico-tematico che riconosce la fragilità e lo smarrimento dell’essere umano di fronte all’amore, all’indefinibile, alla perenne cancellazione e rinascita del ricordo. Le pagine ci accompagnano in cinque sezioni: Madre dentro una conchiglia, A Milano, Non ti vedo più, ricordo ancora, Cesura, Cosa si salva. La sapienza del pensiero poetico ci autorizza ad andare oltre la giovanissima età dell’autrice, che sa proiettare la visuale intima del narratore/personaggio, al paesaggio dell’interlocutore/lettore. Ci troviamo di fronte va parole magmatiche, parole che non restano ossessionate dalla fine metafisica dei rapporti umani e delle cose. L’autrice si allontana dalle ambientazioni emozionali personali che producono ostilità e conflitti interiori; si adorna, invece, di immagini ricche di familiarità e femminilità capaci di sanare le fratture, le crepe, le delusioni, le partenze, gli addii. Le radici territoriali-familiari, per esempio, sono sostenute come diaframmi in equilibrio nel nostro quotidiano, allo stesso modo, la spiritualità consacrata all’amore perfetto, in cui viene sublimato l’amore terrestre-carnale diventa la necessaria espressione della bellezza luminosa della grazia e dell’intelligenza. Gli slanci verso la rinascita e la ricostruzione, attraverso la scrittura come vera forza comunicativa, sono autentici e risentono di influssi linguistici, metrici, recitativi novecenteschi.

L’EstroVerso, 16.05.16

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A piene mani, in Biblioteca Popolare-Rho

Alice Serrao ha presentato la sua opera prima “A piene mani” – domenica 8 maggio in Biblioteca popolare, Rho.

Sono intervenuti Diana Battaggia e Luigi Cannillo, onori di casa a cura della responsabile della biblioteca Mariagrazia Landoni e intervento musicale di Sara Santoro.

Presentazione Libro A piene mani

da sinistra: Diana Battaggia, Luigi Cannillo, Alice Serrao e Sara Santoro

 

“In questa raccolta si possono individuare due dimensioni, l’ascissa e l’ordinata di un piano cartesiano – dice Luigi Cannillo, poeta e critico che si è occupato della prefazione della raccolta – l’asse verticale è il corpo, il femminile che contiene tutto; l’asse orizzontale è il racconto di un’ossessione amorosa, lo sviluppo narrativo di una passione”.

Nella sala della Biblioteca Popolare di via De Amicis a Rho, tra i libri che ricoprono interamente le pareti di quella che una volta era la sede storica del municipio, la presentazione del libro “A piene mani” si è svolta in un clima di partecipazione affettiva e di sincero interesse. Il pubblico giovane è intervenuto con domande volte a conoscere meglio la genesi del testo poetico e i meccanismi del processo creativo: come nasce una poesia? è una poesia “di testa” o “di pancia”?

L’autrice si è volentieri prestata a spiegare come ad una fase creativa spontanea, ingenerata da una sollecitazione irrazionale che scaturisce a volte dal quotidiano, segua poi necessariamente un momento di rivisitazione “a freddo” del testo, che viene ripulito da tutto ciò che non ha un valore comunicativo funzionale al testo, elimina ciò che non serve. La poesia è – nelle parole dell’autrice – un dono non scelto, ma accettato e coltivato, affinché produca un frutto valido e il più possibile universale da condividere coi suoi lettori.

E “chi sono i tuoi lettori?” è appunto uno dei quesiti sollevati in sede di dibattito dal pubblico; se per un articolo di giornale il target di riferimento è spesso dichiarato, nel caso di una silloge poetica occorre soffermarsi: quale lettore si immagina di avere davanti, chi scrive una raccolta di poesia?

Diana Battaggia, ricordando la giovane età dell’autrice, riconduce le risposte alla consapevolezza attuale che Alice Serrao ha del suo fare poesia, e auspica che questo primo libro possa essere soprattutto un valido punto di partenza per la futura ricerca poetica.

Il violino di Sara Santoro, tra Bach e Mozart, ha accompagnato le letture dei testi ad opera della stessa autrice che ha ripercorso le tappe fondamentali del suo discorso poetico con alcune letture significative: i testi sulla maternità, sul lutto e sull’amore da lontano vissuto nell’incalzante scenario della metropoli milanese. “Le figure femminili – nonna, madre e figlia – si riconoscono come una matriosca ritratta nella loro potenza generativa” fa notare Cannillo. Mentre Diana Battaggia evidenzia come la città di Milano non è solo ambientazione scenica dei versi, teatro di scambi vissuti nel quotidiano, ma si rispecchia anche nel loro ritmo serrata e incalzante, divenendo così una città insostituibile.

Al termine della piacevole serata, protrattasi con successo in un momento conviviale di saluti in cui l’autrice ha firmato le copie di coloro che desiderassero acquistare l’opera, Diana Battaggia ha ricordato la citazione finale di Hikmet, che chiude in modo circolare l’opera, ricordando il prevalere del vero poetico su quello privato nelle intenzioni della finzione letteraria.

Alice Serrao