BlueBird – Bazzecca Lab Milano

Sabato, 21 ottobre 2017- Bazzecca Lab Milano

Bukowski, nel testo che dà ispirazione a questo sabato sera di poesia, scrive: 

Nel mio cuore c’è un uccello azzurro
che vuole uscire
ma gli verso addosso whisky e aspiro
il fumo delle sigarette
e le puttane e i baristi
e i commessi del droghiere
non sanno che lì dentro c’è lui.

[…] lui lì dentro un pochino canta.

Fanno esattamente questo, o per lo meno ci provano, quattro ragazzi che un sabato sera si trovano in una stanza che si affaccia sul marciapiede e sull’asfalto, mentre pioviggina una sera a Milano. Fanno uscire l’uccello. BluBird. Il mio più che azzurro l’ho sempre immaginato porpora. In ogni caso, fanno poesia. Luzi direbbe che “Cantano qualcosa pari alla vita”. Aprono il cuore e lasciano che dalla gabbia delle costole esca il soffio e la voce. Dicono quello che sanno (forse non sanno niente, ma sicuramente sentono moltissimo) della propria esperienza poetica, diversissima per ciascuno. E leggono. Sì, perché ogni tanto bisogna tirare fuori dal segreto i versi che abbiamo scritto una sera per una puttana che ci ha fatto tenerezza o per un amore, che era pieno di fumo ed è bruciato via svelto, come un alcolico dentro la gola.

Allora ascoltateci:

 

Pietro Emiliani (Roma, 1995); Alice Serrao (Dicono: Milano 1988 ma non è vero, tuttavia una donna mente sempre sulla propria età); Andrea Labate (Sondrio, 1987); Paolo Cerruto (Milano 1992).

Ciascuno ha fatto emergere la cifra originale della propria poesia. E non pensate sia facile entrare in una stanza e leggere i versi che ti sbocciano dentro. Quando succede penso sempre a un verso di Antonia Pozzi: “Guardami, sono nuda”. Oppure a Janis Joplin: “Sul palco faccio l’amore con 25 mila persone. Poi torno a casa da sola.”

Sì, perché ad essere onesti fino in fondo, non eravamo da soli a fare bene la letteratura, a farla con passione: Davide Romagnoli ha orchestrato abilmente l’intera serata, presentando ciascun poeta con sensibile accuratezza.

Di me per esempio ha detto:

Autrice della raccolta “A piene mani” (La vita felice, 2015) in cui elementi amorosi e familiari si accostano a tonalità armoniose e sensuali, con una capacità di sintesi tra il tenero e l’ineffabile, tra il classico e il contemporaneo, tra il corpo e la passione. Un’accettazione e un adattamento al mondo e ai suoi segni ed emozioni, in una voce, un corpo e una parola, come autentici segni della propria presenza su questa terra e i suoi preziosi ricami.

L’unico modo che avete per sapere se ha ragione è leggere “A piene mani”, è ascoltare.

A.S.

Stiamo diventando vecchi…?!

Si siede sul bordo della fontana, occhi azzurri, mi guarda scherzando, dice: dai, mi fa male tutto, dopo la partita, non ho più la resistenza di una volta, ahia! sto diventando vecchio – controlla il cielo dell’estate avanzata. Mani dietro alla schiena commenta il cantiere del parco, Expo, davanti alla Biblioteca.

Potremmo andare al cinema stasera…- chiedo, risponde: non ci pensare nemmeno che esco. Sbuffo. Te lo ricordi? C’è stato un tempo che si andava a ballare di sabato sera, che ci piaceva fare tardi, ci si alzava lo stesso, studiavamo comunque: centoversi di greco in una domenica e il fischio alle orecchie. Mi guarda, occhi scuri, dice: era diverso.

In effetti, questa è la stagione dei selfie e dei mi piace, delle cose bruciate in fretta per farle vedere. E il post che si fa vecchio in un minuto assomiglia a mia nonna quando sospira: è già passato anche Natale, e siamo a novembre. Sotto l’ultima Bb che liscia la pelle, mi farà venire le rughe prima che sia tempo, mentre lei, mani nell’orto, mostra 20 anni di meno. Dice: ti porto la torta, se sei a casa, stasera.