Inverno sullo stagno

Gli inverni per noi due e lo stagno
si fa duro in superficie, dire
sono qui sono qui per te – è il fischio
ripetuto del merlo nel paesaggio.
Amami! e il cane che ho sotto la pelle
raspa e guaisce, ti apre le palpebre
leccandoti gli occhi.
L’odore, che si riconosce, selvatico
del muschio, prende le ginocchia, sale,
fa nord su tutto il cuore.
È un sussulto, improvviso, lo scatto
dei rami sotto il merlo, le mani
quando m’afferri i capelli.
Il piede retrocede, Euridice,
il ghiaccio che s’incrina, sotto
il punto della vita tutto è liquefatto.

(31 Dicembre 2014)

Alice S.

***

Queste feste vigilie ripetute
non accade niente, corridoi
fra asfalto e pineta,
c’è buio c’è nebbia.
Un altro tempo non
saresti passata illesa

E il corpo a un filo dal corpo
avviene che si faccia erotico
anche chiudere le giacche,
adombrarsi in un ti odio
nei “no-no” della lingua
che batte un memento.
Avesse nevicato…, tutto
arriverebbe più attutito

(28 Dicembre 2014)

Alice S.

Bosco

Dice lo so che hai smesso di scrivere,
da quando non ti prendo

è inverno sulle dita e restano
sott’acqua le tartarughe.
Ho freddo, ti accompagno fino a dove
vendono ghirlande bacche natalizie

e questo odore di bosco che brucia
diventa tosse nella bocca.
Ti manca? ho bisogno che lo dici
ci siamo lasciati ed è meglio,
non aprirmi gli alamari del cappotto:
è secco intorno, ancora c’è fumo.

(5 Dicembre 2014)