Lux Aeterna – dalla suggestione alla poesia

LABIRINTI FLUTTUANTI

con Maurizio Bondesan – Inaugurazione Mostra –   sabato 8 Febbraio 2020 – Villa Burba – Rho 

Non è facile dire da dove nasca una collaborazione artistica, da dove prenda le mosse il gesto creativo che fa scaturire un’opera.

Sicuramente posso dire che certi sodalizi, certi dialoghi su intenzioni e intuizioni sorgive, siano possibili solo se si condivide la stessa visione poetica della vita e delle cose, la stessa sensibilità di sguardo. Questa condivisione per me è stata possibile solo con Maurizio Bondesan, un amico di cui stimo il lavoro e le capacità. In particolare, mi stupisce sempre l’uso che fa del colore e la materialità delle sue opere.

Il confronto e la condivisione di concezioni artistiche e di spazi introspettivi è stato per entrambi occasione di crescita e talvolta anche spunto per ricercare nuovi linguaggi e uscire da situazioni di stallo creativo, proprio attraverso la ricerca di un nuovo alfabeto interiore. Questo è ciò che è accaduto con Lux Aeterna, la nostra ultima collaborazione, per la quale è stato necessario lavorare e scavare per far affiorare un nuovo linguaggio espressivo.

L’arte nasce da uno sguardo sulla realtà; in particolare, questa riflessione sullo sviluppo della Passione nasce a partire da Maurizio che dopo aver guardato una parete vuota mi chiama al telefono e mi dice: “Guarda, ci sono cinque finestre sulla facciata della cappella in cui vorrei appendere il quadro”. Scatta qualcosa: ed è già poesia. Sono le cinque finestre, le cinque fenditure, le ferite da cui passa la luce e tutte le parole e le immagini alle quali ho fatto da contenitore. A un certo punto, il poeta smette di essere vaso e comincia a essere cassa di risonanza: tutto quanto ha raccolto, lo restituisce, trasformato.

Ho scritto il primo testo:

E’ qui che abiti, Maestro?

***

La casa si snoda in un sottobosco,
legno d’acero – arredi umidi di verde
e in un divino incastro degli stipiti
la pelle aggrappata alla croce,
la porta verticale e senza il tetto
il Cielo millenario che si staglia.

***

La navata in cui mi aspetti – biancospino
filtra la luce da cinque finestre;
fiori d’arancio sopra l’altare; Signore,
ti ho seguito fino a qui, sei presente?

L’amore solleva una carezza alle tempie
risponde – il sì che continua a ferire;
Alto sull’altare (venite e vedrete)
se non sei tu la luce, io non so come guardare.

Però non ero soddisfatta; allora sono tornata sulla mia poesia. Ho steso i disegni di Maurizio Bondesan sul letto di casa e li ho guardati, li ho arrotolati e srotolati, ho scritto versi sui fogli di carta e li ho buttati, ne ho scritti degli altri. Ho riguardato The Passion di Mel Gibson, mentre scrivevo, perché dovevo sentirlo sulla mia pelle per poterlo scrivere: l’urlo dell’amore per il mondo, lo spasmo della schiena del Cristo durante la flagellazione. Il sangue che salva il mondo è una faccenda di legno e di chiodi che ci tengono ben saldi alla Croce e occorreva una parola scarna e disossata per raccontarla. Allora la poesia è diventata tre versi divisi per cinque stazioni:

Prima Stazione
La veste si strappa, lacerata
ostia nuda si offre
in una parola rivelata.

Seconda Stazione
La madre tocca il sangue
sarà calice
e ai piedi già raggruma.

Terza Stazione
La ruga del legno, il nodo,
la carne stretta attorno
al chiodo si corruga.

Quarta Stazione
Nel palmo appeso –
venatura della croce –
atroce, il dolore si consuma.

Quinta Stazione
S’abbandona, grido feroce la sete
la sete del mondo alla spugna d’aceto
Signore, la passione è compiuta.

Per ultimo, la poesia è diventata un fatto più quieto, un gesto cauto d’amore, quasi una deposizione.

Bruciatura

La parola che mi brucia nel petto
ha sillabe dure da scegliere,
si cristallizza o cola
come il miele dal legno ferito
della croce.
E io ho desiderio più del tuo
mistero
che del tuo amore.
Prepara per me il coltello e attendi
la goccia che esala, riarsa
dalle nervature. Perdona.

Quando abbiamo scelto di intitolare la mostra “Labirinti fluttuanti” avevamo in mente che un’opera suggerisce un percorso, e un percorso è stato anche ipotizzato per seguire la successione dei lavori esposti. Ma quando un’opera esce dal proprio autore, acquista un carattere di autonomia, assume su di sé il potenziale di altre mille interpretazioni non viste e si consegna al fruitore per un nuovo fluttuante percorso, come un dono.

Questi versi, adesso, sono un dono.

Alice Serrao

Lux Aeterna

LUX AETERNA

“Lux Aeterna” è il frutto di una nuova collaborazione tra la poetessa Alice Serrao e l’artista Maurizio Bondesan.

58f0fb5a-1cae-4bed-b9c3-df434747e326

2020_Lux Aeterna – con Maurizio Bondesan

Come già era accaduto in precedenza per le sequenze geometriche sull’ellisse, per il tema mitologico del labirinto e del minotauro, ma anche per la realizzazione del “Giallo”, del “Soffione” e del libricino per il progetto “Micro&Book”, la poetessa Alice Serrao e l’artista Maurizio Bondesan si sono confrontati su un nuovo tema: la Passione di Cristo.

Condividendo riflessioni, impasse e nuove ondate creative, Maurizio Bondesan e Alice Serrao hanno dato vita a una sinergia creativa che è attualmente esposta presso la ex Sala Fossa della Biblioteca Comunale di Villa Burba a Rho, dove è presente una mostra personale di Bondesan, che resterà aperta al pubblico per tutta la durata del mese di Gennaio 2020.

L’opera nasce come bozza preparatoria di un più complesso e ampio lavoro pittorico che avrebbe dovuto essere esposto presso la Chiesa Maria Ausiliatrice di Mazzo di Rho, ma ha poi raggiunto un carattere espressivo autonomo, tale da poter essere considerata di per sé compiuta e al tempo stesso in divenire.

0f8e4c90242717.5e127f690802d

2020_Lux Aeterna – con Maurizio Bondesan

“La mia ricerca della parola poetica nasce dall’esigenza di trovare una forma espressiva il più scarna ed essenziale possibile; desideravo far emergere una parola ruvida e nuda come il legno, capace di restituire il nodo e il chiodo che ho sentito ferirmi. Le stazioni emergono da un fluire più ampio del discorso: sono il tentativo di disossare la carne e la lingua. Le stazioni sono la testa del chiodo, sono Cristo che cade, sono il divino che si inchioda per amore all’umano, sono lo scandalo del Dio che prende una forma conoscibile e si fa uomo, crocifisso perché non viene riconosciuto. Le stazioni sono cinque perché cinque sono le finestre sulla parete della cappella della Chiesa che avrebbe dovuto ospitare il progetto: è l’arte che dialoga col luogo. E in qualche modo è curioso che siamo arrivati a pubblicare questo lavoro il 6 di Gennaio, quando a Messa (quella messa dalla cui liturgia viene il lux aeterna) viene dichiarato il giorno della Pasqua: anche l’arte come Cristo dialoga con la storia…”.

Un invito a leggere e vedere!

Lux Aeterna -GUARDA QUI!

Alice Serrao