FESTIVAL DEI MIGRANTI – RHO – H.15.00 – TESTO DI APERTURA
I migranti sono un tema di grande attualità e dunque la cronaca offre non pochi spunti alla letteratura. Ma per scrivere questa poesia, sono partita da due suggestioni di diverso tipo: la prima è una frase di Margaret Mazzantini tratta dal suo romanzo “Mare al mattino”, in cui lei scrive: “[Farid] guarda il mare come gli arabi, come si guarda una lama. Sanguinando già.” Da qui ho preso lo spunto del nome e della traversata del mare. La seconda suggestione viene invece dal mondo della scuola, che mi è familiare, e riguarda il valore dell’integrazione della diversità in un’età, quella dei 13 anni in cui ciascun preadolescente a suo modo si sente un’isola e non desidera altro che sentirsi accettato, integrato parte di qualcosa. La poesia che ora vi leggo non desidera altro che fare ciò che la letteratura dovrebbe: essere spunto di riflessione.
Farid; Siria
A un certo punto il mare schiocca
frusta e c’è un bianco di schiuma,
a questo punto lo scafo s’inclina
e alla bocca viene la crosta del sale
riarso dai raggi, viene un sapore
di ruggine e ferro, qualcuno rimette,
e c’è sgomento nel dire la sete, la voglia
di bere, se intorno non c’è altro che acqua.
A Farid vengono in mente le gazzelle,
quelle che bevono ai fiumi con fretta
e sospetto, a Farid viene in mente la casa
e i tappeti, e poi un sentore di polvere
e macerie di muri, gli spari
e qualcosa di non ben definito
che assomiglia a chi muore.
Suo padre è restato in Siria col fucile,
pancia bassa sui tetti dove riparava le antenne
prima che si cominciasse a sparare;
sua madre ha una geografia nuova
fatta di ossa, attraversa il mare
con lo sguardo che sanguina.
Adesso Farid, sta seduta in seconda fila
legge la consegna del tema dice:
racconta qualcosa della tua vita.
Non sa bene come riempire
tutte le righe che ha dentro. Cerca negli altri
un’assenza di muro, e si sente più umana,
più uguale ad accorgersi che intorno
ci sono altre vite che ancora non sanno
da che parte iniziare.
(17 Settembre 2017)

