***

Ha continuato a girare la pasta,
un’apnea lunghissima,
le hanno detto smettila, ha continuato
ad avere cura del sugo,
a dire non va via non va via dalle mani
l’odore del pesce
.
La bocca aperta e richiusa, l’aria
era quella di frittura.
Lascia andare, lascia, hanno tolto
il mestolo, il battito del cuore, muto.
L’aria si è fatta acre e pungente,
non va, sta morendo.

(13 Aprile 2015_14.00)

Alice S.

Anniversario

Dicono che la mia sia una poesia di inappartenenza, ma se era tua era di qualcuno. Due versi a memoria. Sono di Montale. C’è una differenza tra dire che una poesia si ispira a una persona e dire che una poesia appartiene a quella persona. L’ispirazione è come il vento: siamo esposti alle occasioni. Sono stata ispirata da molti. Ma l’appartenenza dei versi è una radice e non abita il testo, abita le intenzioni. E la mia poesia appartiene a due persone soltanto. Quelle che ho amato di più e mi sono sfuggite più in fretta; e per questo hanno avuto più margine di letteratura. Come la Spaziani che ha molto parlato delle sue città d’elezione, mentre di Torino semplicemente ha detto: ho vissuto.

a E.

Novembre

Allora aspetto cara…– mi sorride
ma novembre è il mese dei morti
e dovresti stare tu alla porta dire
te l’è vist la me neuda? all’uscita
di scuola col cuore che aderisce
all’attesa come le foglie
come le foglie all’asfalto.
O se ti vedevano con le bambole in mano
abbassa abbassa le tende le dita
sgranano adagio il rosario
e vai se devi va’ in fretta ero io
nella paura dei primi segni
questi girasoli portati ai colombari
e non ti hanno nemmeno salvato.

***

Lo dici anche tu, d’altronde,
stiamo diventando vecchi,
che la fontana è stata riempita
dopo il restauro, che non ci sono più
le stagioni come una volta…
E io, pazza, acqua alla gola,
ho chiara una piastrella, esattamente
la morte quel ripetere: respira.
Non dire che è già tardi, alzami
la pelle d’oca sopra il cuore, questo
formicolio che contraddistingue
i vivi – io ti crederei.

(3 Settembre 2014)