Musica, Arte e Poesia in Villa Burba

Domenica 10 Settembre, nella Sala delle Colonne di Villa Burba a Rho, si è tenuto un evento in cui note, pittura e poesia si sono intrecciati come segni di un linguaggio unitario, quello dell’espressione artistica.

Il pittore Maurizio Bondesan è stato presente con tre sue opere appartenenti ad un lavoro di più ampio respiro sul tema dell’Hortus Conclusus sul quale abbiamo condiviso riflessioni e spunti creativi, in un percorso ancora in divenire.

Come accaduto in precedenti dialoghi artistici, la sinergia del confronto ha dato luogo a versi poetici che si intrecciano nel gesto pittorico.

I Fiori dell’Oblio e della Fortezza

I Fiori dell’Oblio e della Fortezza
Part 2 – I Fiori della Fortezza
Acrilico su tavola, cm.63×106

I Fiori della Fortezza e dell’Oblio

Non dire il male ottunde. Non pronunciare
dimentica – io voglio essere dimenticata
nel groviglio delle stagioni
eternamente autunnali.

Sotto la riga soffocante di terreno
i rovi sepolti nell’intrico,
Tu sei
l’infiorescenza verticale,
il risalito.

(9 Dicembre 2022)

Alice Serrao

Lux Aeterna – dalla suggestione alla poesia

LABIRINTI FLUTTUANTI

con Maurizio Bondesan – Inaugurazione Mostra –   sabato 8 Febbraio 2020 – Villa Burba – Rho 

Non è facile dire da dove nasca una collaborazione artistica, da dove prenda le mosse il gesto creativo che fa scaturire un’opera.

Sicuramente posso dire che certi sodalizi, certi dialoghi su intenzioni e intuizioni sorgive, siano possibili solo se si condivide la stessa visione poetica della vita e delle cose, la stessa sensibilità di sguardo. Questa condivisione per me è stata possibile solo con Maurizio Bondesan, un amico di cui stimo il lavoro e le capacità. In particolare, mi stupisce sempre l’uso che fa del colore e la materialità delle sue opere.

Il confronto e la condivisione di concezioni artistiche e di spazi introspettivi è stato per entrambi occasione di crescita e talvolta anche spunto per ricercare nuovi linguaggi e uscire da situazioni di stallo creativo, proprio attraverso la ricerca di un nuovo alfabeto interiore. Questo è ciò che è accaduto con Lux Aeterna, la nostra ultima collaborazione, per la quale è stato necessario lavorare e scavare per far affiorare un nuovo linguaggio espressivo.

L’arte nasce da uno sguardo sulla realtà; in particolare, questa riflessione sullo sviluppo della Passione nasce a partire da Maurizio che dopo aver guardato una parete vuota mi chiama al telefono e mi dice: “Guarda, ci sono cinque finestre sulla facciata della cappella in cui vorrei appendere il quadro”. Scatta qualcosa: ed è già poesia. Sono le cinque finestre, le cinque fenditure, le ferite da cui passa la luce e tutte le parole e le immagini alle quali ho fatto da contenitore. A un certo punto, il poeta smette di essere vaso e comincia a essere cassa di risonanza: tutto quanto ha raccolto, lo restituisce, trasformato.

Ho scritto il primo testo:

E’ qui che abiti, Maestro?

***

La casa si snoda in un sottobosco,
legno d’acero – arredi umidi di verde
e in un divino incastro degli stipiti
la pelle aggrappata alla croce,
la porta verticale e senza il tetto
il Cielo millenario che si staglia.

***

La navata in cui mi aspetti – biancospino
filtra la luce da cinque finestre;
fiori d’arancio sopra l’altare; Signore,
ti ho seguito fino a qui, sei presente?

L’amore solleva una carezza alle tempie
risponde – il sì che continua a ferire;
Alto sull’altare (venite e vedrete)
se non sei tu la luce, io non so come guardare.

Però non ero soddisfatta; allora sono tornata sulla mia poesia. Ho steso i disegni di Maurizio Bondesan sul letto di casa e li ho guardati, li ho arrotolati e srotolati, ho scritto versi sui fogli di carta e li ho buttati, ne ho scritti degli altri. Ho riguardato The Passion di Mel Gibson, mentre scrivevo, perché dovevo sentirlo sulla mia pelle per poterlo scrivere: l’urlo dell’amore per il mondo, lo spasmo della schiena del Cristo durante la flagellazione. Il sangue che salva il mondo è una faccenda di legno e di chiodi che ci tengono ben saldi alla Croce e occorreva una parola scarna e disossata per raccontarla. Allora la poesia è diventata tre versi divisi per cinque stazioni:

Prima Stazione
La veste si strappa, lacerata
ostia nuda si offre
in una parola rivelata.

Seconda Stazione
La madre tocca il sangue
sarà calice
e ai piedi già raggruma.

Terza Stazione
La ruga del legno, il nodo,
la carne stretta attorno
al chiodo si corruga.

Quarta Stazione
Nel palmo appeso –
venatura della croce –
atroce, il dolore si consuma.

Quinta Stazione
S’abbandona, grido feroce la sete
la sete del mondo alla spugna d’aceto
Signore, la passione è compiuta.

Per ultimo, la poesia è diventata un fatto più quieto, un gesto cauto d’amore, quasi una deposizione.

Bruciatura

La parola che mi brucia nel petto
ha sillabe dure da scegliere,
si cristallizza o cola
come il miele dal legno ferito
della croce.
E io ho desiderio più del tuo
mistero
che del tuo amore.
Prepara per me il coltello e attendi
la goccia che esala, riarsa
dalle nervature. Perdona.

Quando abbiamo scelto di intitolare la mostra “Labirinti fluttuanti” avevamo in mente che un’opera suggerisce un percorso, e un percorso è stato anche ipotizzato per seguire la successione dei lavori esposti. Ma quando un’opera esce dal proprio autore, acquista un carattere di autonomia, assume su di sé il potenziale di altre mille interpretazioni non viste e si consegna al fruitore per un nuovo fluttuante percorso, come un dono.

Questi versi, adesso, sono un dono.

Alice Serrao