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Amore amore è stato adesso
mi dovrò abituare – avevi detto.
I pescatori al largo, la vela che si vedeva
è sera ed è mattina pioggia,
il Narratore: buonanotte Tortoreto
si svegli il lupo e la puttana.
Alla vecchia sopra il tavolo
le reti di ritorno e incastrate tutte
le perle e il seme opaco della schiuma
delle onde. Vedo. E il buio delle carte
era perfetto.

(18.06.13)

L’amore abita sempre una città. Quando si è innamorati la città assume potenza. Innamorarsi amplifica le percezioni. Il mondo ci arriva in tutt’altro modo. Bisogna abituarsi alle novità. Come a un nuovo taglio di capelli: le dita improvvisamente si fermano brusche alla nuca senza le lunghezze. La città è una città di mare; una città precisa e qualunque, come le città di Calvino, che hanno architetture e lagune in cui distinguere cosa è possibile tirare in salvo e cosa no. Un aforisma recita: Amo. La parola più pericolosa per i pesci e per l’uomo (PulcinoElefante). La città, quando piove, viene raccontata in un gioco di carte; ciascuno tiene il suo ruolo al coperto. Alcuni lo chiamano istinto, vedere le carte chiama a un’esperienza del rischio, un venire allo “scopo aperto”.

Alice Serrao

 

Sono solo una donna

In occasione della festa della donna, ho deciso di pubblicare questa poesia che ho scritto quando avevo dodici anni (2002) e con la quale sono arrivata terza al premio di poesia Calendimaggio. Ci sono affezionata a questi versi. Rileggendoli a distanza di anni mi piacciono ancora, perché riconosco l’elogio e la consapevolezza del femminile che caratterizzano la mia poesia.

 

Sono solo una donna

Sono solo una donna,
una donna che guarda lontano,
che sogna, che vive con gli occhi
di chi deve ancora crescere.

Non sono una donna
per i lunghi capelli,
per i miei occhi grandi e belli.

Non sono una donna
per un dolce sorriso
per l’espressione del viso.

Non sono una donna
perché uso il trucco,
mi guardo allo specchio
e poi lo ritocco.

Non sono una donna
per quello che vedi,
ma perché io sono così.

Sono solo una fragile donna
come la bambola di porcellana
ches sta sul comò.

Sono solo una donna.

Nel profumo, in sapore, in odore,
sono una donna
nel profondo del cuore.

Alice Serrao

 

dal Commento della giuria:

Curioso come la consapevolezza, l’orgoglio di essere una donna sia così forte in una ragazza ancora giovane [..]. Ed è curioso quell’avverbio, “solo”, quasi […] a porre l’accento sulla fragilità delle donne. Oppure, come si intuisce nella conclusione, l’essere donna è un fatto fisico […] intrinseco in ogni donna, che lo vive dunque con naturalezza proprio perché indissolubile.  

 

Qui di seguito il link ufficiale del sito in cui è possibile consultare l’edizione 2002 del “Calendimaggio”.

http://www.agcam.it/2002/

 

 

 

 

a Maria Luisa Spaziani

                                                              a Maria Luisa Spaziani
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Se fossi stata meno anziana, meno anni,
e per tesi e per sorte, fossi capitata prima
alla porta alta della tua casa romana,
ti avrei scelta come mia maestra.

Ti ha riconosciuta un’elezione del cuore,
un fiore misterioso dentro il verso.
La percezione che in te
resistesse ancora il Novecento.

Ti avrei letto le mie poesie. Ascoltato.
Avrei imparato un canto potente e vita.
Ma sei morta in una giornata estiva
e la tua voce è una pagina, un Meridiano.

(22 Febbraio 2016)

Qualche sera fa ho termianato di leggere Chirù di Michela Murgia; e mi è piaciuto. Mi sono soffermata su un paio di riflessioni. La prima riguarda l’affermazione che alla base della scelta di prendere sotto la propria ala un alievo c’è l’attrazione, il desiderio. Un desiderio che intenderei come interesse profondo verso qualcuno in cui intravediamo una somiglianza e una diversità, un’attrazione che parafraserei in curiosità verso l’altro. Questo genere di relazione, di riconoscimento anche, parte dalla consapevolezza di un’affinità elettiva. Un colpo di fulmine.
Anche se poi la Murgia innesca un altro tipo di scandaglio sulle dinamiche di relazione, io mi sono interrogata dalla prospettiva sia di chi insegna, sia di chi impara. Abbiamo bisogno di maestri. Nel senso più ampio che ha questa parola. Mi sono chiesta chi siano i miei e ho deciso di condividere quanto meno una delle risposte.
Per quanto riguarda la poesia, la persona che avrei scelto di frequentare, nel quotidiano di una relazione artistica ma ancha umana, sarebbe stata la Spaziani. Mi è tornata in mente senza preavviso una frase che mi aveva detto durante una conversazione a casa sua: “Avremmo dovuto conoscerci prima”.
Ecco come è nata questa poesia.

nb
La scelta delle quartine così come il v.6 hanno il chiaro intento di un omaggio, dal momento che la quartina è la forma privilegiata della scrittura dell’ultima Spaziani e nello specifico dell’opera “La traversata dell’oasi” su cui ho fatto la tesi. Mentre il suo verso “Il cuore di quel fiore è la corrosa/ medaglia del mio viso, il mio mistero” è stato il faro, il filo rosso, alla luce del quale ho letto e analizzato il Meridiano che l’ha consacrata a ineludibile paradigma della poesia lirica del Novecento.

Alice Serrao