I cani di Kiev

Come abbaiano i cani di Kiev?
alla luna spiovente sui balconi,
legata a laccio alle ringhiere
sbrandellate, sulle facciate esplose.
È la stessa dei cieli di ieri, una lezione
di storia ricorda la pace di Brest-Litovsk.
Illumina a righe il ballatoio
dei cortili dove un cane meneghino
fissa le fiaccole in corteo e dice
all’uomo: sei ancora quello di quel tempo
la scienza esatta volta al plenilunio,
al predominio, e non impari
non impari

25 Febbraio 2022

Generalmente non appartiene al mio modo di vivere la Poesia, la poesia di circostanza. Non ho pensato di sedermi alla scrivania per scrivere dei versi sulla guerra e sulla pace, sugli avvenimenti che stanno accadendo in Ucraina, in Russia, nel mondo. Questo testo è sgorgato con una schiettezza che ha stupito anche me. Ho guardato il telegiornale delle due, perché occorre sapere cosa accade nel mondo, perché i ragazzi in classe sono pieni di domande e perché non voglio essere come quel contadino di cui parlava Calamandrei nel suo discorso ai giovani sulla necessità di vigilare la libertà e la democrazia. Alle spalle della giornalista che conduce il servizio, nel bunker sotterraneo, c’è una madre che gioca con il figlio e il cane. Il cane abbaia: si sente. La telecamera ruota su un altro sfondo. Ma una poesia si scrive partendo da più lontano: dai versi di Quasimodo “Uomo del mio tempo”, dai versi di Rodari “La luna di Kiev” che ho letto quando non sapevo nemmeno dove fosse Kiev, ma che costruiscono la nostra memoria letteraria e che tornano quando non ce lo si aspetta, quando è necessario. Anche quel trattato… 1918, 3 marzo, a Brest-Litovsk, una cittadina della Bielorussia, Lenin firma la pace a condizioni durissime per la Russia ed esce dal Primo Conflitto, riconoscendo l’indipendenza dell’Ucraina. La lezione di storia è diventata, oggi, una lezione di attualità. O forse, come diceva saggiamente Montale, la storia non è magistra di niente che ci riguardi.

Quindi, no: questa non è una poesia di circostanza.

Alice Serrao