linea rossa-linea verde. Interscambio Cadorna
Scende le scale con la fretta dell’appetito, dei ragazzi all’uscita dal liceo. Lo guardo perché somiglia a qualcuno. Non sono solo i capelli gli occhi azzurri, soprattutto è l’espressione scanzonata del viso. Riconosco e mi vengono in mente molti chilometri fatti in piedi, lungomare, sul portapacchi di una bici. Mi dicevi: “In verità non siamo mai obbligati; ‘si deve’ vale solo per morire”. Ho usato spesso questa frase. – Ridacchia con le ragazze del gruppo, capelli lunghi e un vestire conforme a Milano. Quando sale sulla metro tutto quel traffico di zaini viene a un senso. Tira fuori un quaderno su cui ha scritto ‘ho fame’. Lo mostra scimmiottando i mendicanti, sono le dodici e tre quarti, rido. Anche questa ilarità ti somiglia. “Permesso”. Fa spazio alla zingara che gli viene alle spalle con lo stesso cartello. I ragazzi si danno di gomito, noi due incrociamo lo sguardo, dice agli amici “anche lei sta ridendo”. Scendo sulla banchina dove una donna si raccoglie le calze sopra le gambe. Accanto a lei un uomo già ubriaco ha le cuffie alle orecchie. E canta forte: “Non si muore se si…” – e la metro in arrivo brucia il finale.