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Il sole nero che mi batte all’interno
ha il tuo diametro, la tua
nudità che si disincarna, un giorno.
Il dente nel morso inferiore,
la rinuncia che additi fuoriesce,
ossigeno dal mio labiale. E basterebbe
non avere coscienza, zittire il grillo
con l’anelito, desiderando, tenere.
Ma c’è un denso di fluidi, luce a sprazzi,
all’infinito, questa fame divaricata
che ricomincia, appena sposti la mano.

(22 Aprile 2014)

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