#08.Merini: Montagne e Moscerini

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di Alice Serrao

O poesia, non venirmi addosso,
sei come una montagna pesante,
mi schiacci come un moscerino;
poesia non schiacciarmi,
l’insetto è alacre e insonne,
scalpita dentro la rete,
poesia, ho tanta paura,
non saltarmi addosso, ti prego.

da Fiore di poesia, a cura di M. Corti

Questa rubrica, ho sempre ricordato, nasce dal desiderio semplice e onesto di condividere una poesia bella con qualcun altro, come accade a un ragazzo che tra le file dei banchi allunghi di nascosto un biglietto al vicino. Un gesto per dire: guarda! Una poesia da trascrivere sui diari che non si usano più, nemmeno tra le ragazze.

A volte, però, capita anche qualcosa che sorprende: la ragazza che passa di mano la poesia la consegna a me, ribalta i ruoli: i ruoli si ribaltano sempre. Sul foglietto che srotolo nel mese di maggio c’è Alda Merini: sono versi di una poesia…

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Alda Merini. Un incontro di classe

La 2B del Liceo Scientifico T. Tirinnanzi di Legnano presenta il lavoro svolto con la prof.ssa Alice Serrao durante il laboratorio poetico su Alda Merini.

Il 31 Maggio 2019 i miei alunni della classe 2B del Liceo Scientifico di Legnano hanno letto e spiegato la vita e le poesie di Alda Merini durante una serata aperta al pubblico, presso la Casa Museo Alda Merini. La serata è stata inserita nella rassegna degli eventi della Casa delle Artiste-Spazio Alda Merini del Comune di Milano.

Il Laboratorio di Poesia è stato guidato dal desiderio di trasmettere ai ragazzi la passione per la poesia, cercando di insegnar loro un modo originale di approcciarsi ad essa: non una chirurgica analisi del testo poetico, ma un appassionato incontro con l’umanità e la poetica di un’autrice.

I ragazzi hanno letto e studiato la vita e le poesie di Alda Merini, imparando a riconoscerne temi e caratteristiche formali, al fine di diventare consapevoli che dietro al significato del testo più che una volontà programmatica si cela un’esperienza umana che la poesia si assume il compito di testimoniare e comunicare. Allo stesso modo, hanno acquisito una maggiore consapevolezza del valore della parola, la scelta delle quali contribuisce a creare quell’insieme di suoni e suggestioni che i ragazzi hanno saputo ascoltare e cogliere con straordinaria profondità.

Infine, attraverso il confronto con i compagni e con l’insegnante i ragazzi hanno dato voce alle emozioni e alle riflessioni scaturite dalla lettura dei testi, presenti in Fiore di poesia, compiendo la fatica di identificarle e argomentarle in forma orale e scritta. Al termine del laboratorio i ragazzi, con l’aiuto dell’insegnante, hanno confezionato un libretto contenente le poesie di Alda con i rispettivi commenti (clicca qui per vederlo).

Questo video, realizzato senza pretese, vuole essere semplicemente un ricordo prezioso per i ragazzi, affinché possano riprovare, anche a distanza di tempo, l’entusiasmo emozionato che hanno vissuto qui e affinché magari, entrando in una libreria, si soffermino davanti alla sezione poesia e ne sfoglino un libro con un sorriso. Forse in quel momento torneranno loro alla memoria i versi della poetessa statunitense Marianne Moore, con i quali abbiamo inaugurato il laboratorio, e cercheranno con ancora maggiore profondità quello “spazio per l’autentico” che appartiene alla poesia.

Si ringraziano i ragazzi della 2B del Liceo Scientifico T. Tirinnanzi di Legnano, la Preside Donatella Morelli per la stima dimostrata nei confronti di questo progetto, Diana Battaggia per l’accoglienza e la disponibilità ad accoglierci presso Casa Merini insieme a tutte le volontarie che si occupano della gestione dello Spazio, “i Poeticanti” Paolo Provasi e Roberta Turconi che con la loro musica hanno accompagnato il nostro reading, la figlia di Alda che ha accettato l’invito e ha condiviso con i ragazzi i suoi preziosi ricordi e infine i genitori che hanno arricchito la serata grazie alla loro presenza.

Alice Serrao

GIORNATA MONDIALE DELLA POESIA

21 MARZO 2018 – GIORNATA MONDIALE DELLA POESIA

“Sono nata il ventuno a primavera” scrive Alda Merini. Un verso che non si può non citare, oggi, primo giorno di primavera, Giornata Mondiale della Poesia.

La poesia venne a cercarmi – Neruda si rivolge a lei come se parlasse a una donna, dice – da una strada mi chiamava“. L’ispirazione poetica è volubile come Angelica: spinge l’uomo alla ricerca di una necessaria e inattingibile Bellezza, che affascina e fa smarrire. Orlando che non riesce a deflorare Angelica da innamorato si fa furioso.

Il cuore di quel fiore è il mio mistero” – questo verso della Spaziani è luminoso come una Stella polare e fa da guida alla Traversata dell’oasi.  Perché la ricerca della parola serve a dare la direzione più che la meta. Il desiderio dell’uomo è orientato a cogliere il segreto delle cose per circoscriverlo in una parola esatta e precisa, nitida ed evocante. Eppure è intrinseca nell’umano questa inesattezza lessicale, questa frustrazione del non avere mai detto abbastanza bene, e la parola, precisa come il Verbo e la Verità, sembra sempre sfuggire di un passo, essere avvicinabile per giri concentrici, solo per intuizione.

Chi ha lottato con l’Angelo porta sempre un segno – scrive la Spaziani. E la sua Giovanna d’Arco lo sperimenta. Il poeta sa che il dono si porta come una ferita originale, un chiodo della croce, brucia e dilania come la luce o una maledizione. Quod me nutruit, me destruit. D’altronde, si deve aver sentito la vita intensamente, essere stati molto in alto e molto in basso, per scrivere bene, ricorda Ende. La poesia bisogna sentirla nella carne, come un maschile che schiude, eleva e buca e manca nella sottrazione. Una volta un saggio mi disse: “se non ti fa soffrire, non è poesia“.

Al genio (un’ispirazione questa volta maschile) devi “prestargli subito la mano” scrive la Spaziani riprendendo quel ditta dentro dantesco. La voce scandisce dentro, tra le viscere e il costato, un dettato feroce ed urgente. Prevede che tu senta tirare i lembi alla ferita, la china la punta della stilografica mentre affonda, prevede che tu senta in uno stato alterato di coscienza che la vita è potente e sanguina e brucia. Perché tu possa così restituirla agli altri come una profezia, dopo che Apollo ha posseduto la Sibilla. Luzi invocava: “Cantami qualcosa pari alla vita“.

Perché la dai a tutti, tranne che a me, che ho bisogno di poesia?- allude la malizia di un poeta pescato da un’antologia. Perché a volte la poesia sta zitta. Tace per anni; non detta più una sillaba. Il silenzio ti fa temere la perdita del dono. “E poi si fa viva all’improvviso un giorno che ero al supermercato” mi ha raccontato qualche tempo fa la Valduga.

Quando non ci stai pensando più, viene a cercarti come se niente fosse, come una donna volubile da una strada: ti chiama per nome a un’ubbidienza. Può essere stata in letargo per anni, acquattata nel largo del respiro, ma appena la senti rifiorire in un endecasillabo, dare la lingua ritmica degli a capo a un pensiero, qualcosa in te si sazia e rasserena, come un dio che ti parla e soffia scandendo sillabe nel sangue. E allora lo sai d’improvviso: sei salva.

 

Ars Poetica

È finita – e credo lo dica per fare una prova
per vedere il suono, se taglia la bocca;
una parola all’inizio che non significa.
Quello che ti fa soffrire amore
non si estirpa, mi fa da chiodo e da casa,
amore chiedermi cosa venga prima
tra te e la poesia
è un vespaio terribile e nuoce
è come scegliere tra il sangue e il mio nome.
Amore la poesia è il modo in cui sto
con le cose. Onora il dono come tua madre.
Forse non ho saputo spiegare bene,
se hai sentito che brucia,
se dici – ti lascio è finita.

(4.10.2017)

Alice Serrao