di Alice Serrao

Il caldo sfiancante di questa estate ha richiamato tra i ricordi un fotogramma di “Baaria” di Tornatore: è la scena in cui Mannina s’affretta a chiudere le imposte e a spostare tutti i mobili del soggiorno verso le pareti, per fare spazio al centro della stanza. Sgombrato il soggiorno, si sdraia e fa sdraiare i figli, con la pancia e l’orecchio rivolti al pavimento: solo così possono trovare refrigerio dall’onda d’afa che investe le case e le vie di questa assolata Sicilia.
L’immobilità che si respira è la stessa che s’avverte davanti a “Il muro bianco” di Fattori: la canicola che non si cura dell’ombra stampata sullo “scalcinato muro” montaliano.
Nell’ora del meriggio anche i pensieri rallentano, si dilatano; è l’estate piena delle città d’asfalto, delle metropoli che non dormono o che a dormire ci…
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